In casa abbiamo bisogno di meno televisione e più dialogo: la parola allo psichiatra

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di Lorenzo Mattia Nespoli

28 Settembre 2019

In casa abbiamo bisogno di meno televisione e più dialogo: la parola allo psichiatra
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Basta guardarsi intorno per rendersene conto: oggi la comunicazione è davvero difficile, limitata in molti ambiti, dalla società alla famiglia. Che si parli di sfera privata o rapporti che abbiamo con amici, colleghi o estranei, c'è sempre un denominatore comune, cioè la mancanza di tempo e la poca attitudine a comunicare in maniera proficua.  

Alla base di queste nostre mancanze di scambi, possiamo ritrovare molti elementi che contraddistinguono la vita quotidiana. Dalla mancanza di tempo, ai molteplici impegni, a una tendenza collettiva alla superficialità, senza trascurare i dispositivi tecnologici, che spesso rendono le comunicazioni sempre più virtuali e distanti.

Tornare a parlarsi davvero è importante, perché solo così facendo potremmo recuperare sicurezza, punti di riferimento e tutti quei rapporti che soffrono di superficialità e cose non dette. Per cominciare, è opportuno concentrarsi prima di tutto sulla famiglia. Le parole dello psichiatra Eugenio Borgna, ci aiutano a individuare qualche principio utile in questo senso.

via Huffington Post

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Pixabay

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Le conversazioni e le chiacchiere di cui siamo protagonisti giorno per giorno, secondo lo studioso, rischiano di togliere il senso alla nostra quotidianità, rimanendo sempre in superficie e non andando mai in profondità. Sia nelle famiglie che nei contesti sociali, parlarsi e comunicare sono due atti troppo legati alla presenza di televisione e mezzi di comunicazione.

«La presenza ancora oggi dilagante della televisione, e la sua influenza sui modi di comunicare, influisce sui modi di dare un senso alla vita. Non è in gioco solo la mondanità, ma anche la selezione e la qualità delle informazioni».

«È sempre più difficile, se non impossibile, portare alla luce in molte famiglie la reciprocità della comunicazione. In contesti familiari in cui televisione e social network, isolamento e distrazione, si associano in cocktail impenetrabili all'ascolto e al dialogo, e dunque alle emozioni. Si finisce così nei deserti di una comunicazione che non crea né ascolto né condivisione».

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Parole esemplari, quelle dello psichiatra, che fanno riflettere sulla necessità sempre più urgente di ritrovare il contatto con le persone care, uscendo dai gusci che creano le reti virtuali o le storie che vediamo o con cui ci identifichiamo in tv. "Comunicare", nel senso stretto del termine, significa "fare comune", dunque rendere di tutti un'informazione, un bisogno o anche semplicemente uno stato d'animo.

Non si tratta certo di cose di cui possiamo fare a meno, in quanto umani e, specialmente in un mondo come quello in cui viviamo, è bene recuperare questo valore primario e semplice di parlarsi in maniera proficua e approfondita.

Spegniamo per un attimo la tv o alziamo la testa dallo schermo del nostro smartphone, senza farci spaventare dai discorsi e dalle parole. In famiglia - e non solo - comunicare bene significa darci un senso e aiutare noi e gli altri a vivere e a crescere meglio.

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