Una mamma con il pacemaker a 32 anni afferma di aver bevuto 6 bevande energetiche al giorno per anni

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di Marco Renzi

14 Giugno 2019

Una mamma con il pacemaker a 32 anni afferma di aver bevuto 6 bevande energetiche al giorno per anni
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Tutti conosciamo quella sensazione che ci assale nel primo pomeriggio e che induce le nostre palpebre a chiudersi inesorabilmente. In quei casi, se non siamo tra i fortunati che possono concedersi un sonnellino ristoratore, ricorriamo di solito a bevande a base di caffeina, capaci di darci un'infusione di energia permettendoci di portare avanti il lavoro. Purtroppo però, come in ogni cosa, la moderazione nel consumo è fondamentale, altrimenti si può incorrere in conseguenze pericolose, proprio come accaduto alla trentaduenne Samantha Sharpe.

via leicestermercury.co.uk

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Samantha Sharpe

Samantha Sharpe

La giovane ragazza, residente a Leicester (UK), ha diffuso online la sua esperienza sperando di aiutare altre persone nella stessa situazione. Il suo problema, dal 2014 al 2018, è stata la dipendenza dalle bevande energetiche.

A Samantha capitava spesso di accusare sonnolenza durante l'orario lavorativo, e fu per questo che cominciò ad usare i primi energy drink. Grazie a questi riceveva un'ondata di energia che le permetteva di superare il momento critico. Ben presto però il suo corpo divenne assuefatto e il momento "down" successivo al picco glicemico (oltre che di caffeina, queste bevande sono piene di zuccheri) era sempre più violento: fu così che iniziò ad aumentare l'assunzione, arrivando alla spaventosa quantità di 6 energy drink al giorno.

La ragazza iniziò ad accusare problemi al cuore, insonnia, pre-diabete e calcoli renali. La sua situazione fu considerata così a rischio che nel 2018 le fu installato un pacemaker e i medici le prescrissero un regime severissimo in fatto di caffeina e affini. Oggi per fortuna Samantha sta bene, ha dei figli e vive una vita normale.

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Samantha Sharpe

Samantha Sharpe

Ovviamente i medici non hanno potuto affermare che le bevande fossero le UNICHE responsabili della sua condizione, ma sicuramente hanno aiutato a far precipitare velocemente una situazione già predisposta.

Come spesso diciamo, il problema non è nel consumo, ma nella mancanza di moderazione. Tutti abbiamo una vita frenetica che ci impone ritmi serrati, e tutti vogliamo toglierci i nostri sfizi, anche se non sono del tutto salutari. L'importante è non lasciare che l'eccezione diventi la normalità. Condividiamo la storia di Samantha sperando possa essere un monito per tutti gli altri.

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