L'ipersensibilità: ecco perché il dono dell'empatia è segno di un cervello "differente" dagli altri

di Simone Fabriziani

30 Aprile 2019

L'ipersensibilità: ecco perché il dono dell'empatia è segno di un cervello "differente" dagli altri
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Quante volte avete notato che riuscite ad empatizzare con le emozioni altrui in maniera estremamente facile? Vi siete mai accorti che provate ansia con facilità nel momento in cui avete un lunga lista di cose da portare a termine o vi sentire "oppressi" in luoghi rumorosi e carichi di persone? Potreste rientrare in quel 20% della popolazione del pianeta che viene catalogata dalla psicologia come "persona altamente sensibile" (Highly Sensitive Person).

via The Telegraph

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Le HSP (o persone con "ipersensibilità") possiedono una struttura cerebrale il cui prodotto, per incredibile che sembri, è molto spesso quello dell'educazione e dell'influenza dell'ambiente di crescita; questo perché tra i geni che influenzano l'ipersensibilità ce n'è uno in particolare che è molto ricettivo agli accadimenti ambientali, soprattutto quando si è bambini. Ecco 4 di alcune delle caratteristiche del cervello degli ipersensibili che li rende "diversi" dalla maggior parte delle persone:

Il cervello degli HSP risponde in maniera differente alla dopamina

La dopamina è la sostanza chimica della cosiddetta "ricompensa cerebrale", ovvero quella sensazione che ci rende felici e vittoriosi dopo aver fatto qualcosa che "volevamo" fare, con soddisfazione. Eppure, il cervello degli ipersensibili risponde in maniera differente alla dopamina; è probabile, ma non c'è certezza scientifica ancora, che la loro struttura cerebrale non risponda in maniera "positiva" alla sostanza chimica della soddisfazione; ecco perché nella maggior parte dei casi, le persone altamente sensibili tendono a ritirarsi in loro stesse e a sovra-analizzare ogni informazione esterna.

I neuroni specchio degli HSP sono più sviluppati

I neuroni "mirror" o neuroni specchio sono quelli che ci aiutano a capire i sentimenti e lo stato d'animo degli altri attraverso l'analisi delle loro azioni; molto spesso, l'azione di questi particolari neuroni è associata alla forma di empatia che riusciamo a provare verso l'emotività di chi ci circonda. Uno studio del 2014 ha sottolineato che la struttura cerebrale degli ipersensibili ha un sistema di neuroni specchio più "attivo" rispetto alla norma nei casi di compassione verso le persone che non si conoscono necessariamente da vicino.

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Le persone altamente sensibili provano emozioni con più vividezza

Vivere momenti di vita con maggiore intensità non significa necessariamente essere ipersensibili, eppure il livello di lavoro che opera la corteccia prefrontale ventromediale in questi soggetti è maggiore. Questa corteccia, nella parte anteriore del cervello, è collegata ai sistemi che coinvolgono le emozioni; se il gene che aumenta la vividezza delle sensazioni positive o negative è quindi fondamentale negli HSP, questo è lo stesso responsabile dell'innalzamento del potenziale di lavoro della corteccia prefrontale nel momento in cui analizza le esperienze sensoriali esterne.

Le persone altamente sensibili sono anche le più "socialmente vigili"

Lo studio precedentemente citato mostrava anche come aree del cervello come ad esempio il cingolo e l'insula avessero un ruolo fondamentale nella struttura cerebrale delle persone ipersensibili. Queste due aree sono considerate la "sede della coscienza" e della consapevolezza momento per momento; in poche parole, è estremamente frequente che le HSP in alcuni contesti sociali siano semplicemente più "vigili" o consapevoli in risposta agli input sensoriali che si innescano nel momento in cui il cervello "analizza" la presenza di altre persone.

Avere dunque un cervello "altamente sensibile" non è una condanna alla continua sovra-analisi del nostro ambiente e delle persone che ci circondano, piuttosto un "radar" che ci permette di captare con maggiore facilità le intenzioni, i pensieri e i desideri nascosti dell'infinità di persone che costellano la nostra vita, da quelle più care ai semplici conoscenti. Un cervello che non fa altro che, in parole povere, "fidarsi" del nostro intuito!

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