Un ragazzo con la sindrome di Down ha rischiato la vita per salvare due sconosciute, rifiutando l'indifferenza

di Davide Bert

08 Aprile 2019

Un ragazzo con la sindrome di Down ha rischiato la vita per salvare due sconosciute, rifiutando l'indifferenza
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Il coraggio non ha sesso, razza, religione, idea politica né tanto si lascia fermare da un handicap. Aiutare gli altri è un istinto naturale che però non tutti possiedono. Non è raro che nelle situazioni di emergenza, quando qualcuno ha bisogno di aiuto, la reazione più comune sia quella di far finta di nulla, girarsi dall’altra parte e pensare agli affari propri.

Esiste per fortuna chi sceglie di fare la differenza, uno di questi è Valerio Catoia, un eroe “speciale”.

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Valerio Catoia/Facebook

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Il giovane con la sindrome di Down è stato insignito nel marzo del 2018 della nomina di Alfiere della Repubblica Italiana per il suo ammirevole altruismo. L’episodio in questione risale al luglio del 2017 quando il ragazzo si trovava sulla spiaggia di Sabaudia, nel litorale laziale, insieme a suo padre godendosi una normale giornata di sole e di mare. Ad un tratto vennero attirati dalle urla di due sorelle di 10 e 14 anni che invocavano aiuto perché la corrente le stava trasportando via.

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Valerio Catoia/Facebook

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Senza esitare un istante Valerio si è gettato in acqua raggiungendo la più piccola, mentre suo padre portava in salvo l’altra. Valerio è un eccellente nuotatore tanto che dopo molti allenamenti è riuscito a partecipare alle Olimpiadi Speciali di nuoto. Mettendo in pratica le manovre imparate al corso di salvataggio, Valerio è riuscito a riportare a riva la bambina.

Nel frattempo il papà aveva recuperato la sorella maggiore. I bagnini arrivarono immediatamente ma per fortuna Valerio e sua padre avevano già scongiurato il pericolo, mettendo a rischio la propria vita pur di salvare quella delle due ragazze.

pixabay

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La notizia dello straordinario gesto di Valerio ha fatto il giro del mondo commuovendo tantissime persone e facendo riflettere su cosa voglia dire essere “normali”. Per il ragazzo, che all’epoca dei fatti aveva appena 17 anni, fare la propria parte nel momento del bisogno per andare in soccorso di qualcuno che nemmeno conosceva è stata una cosa assolutamente “normale”.

Un insegnamento che molti dovrebbero prendere come esempio, lasciando che il primo istinto di protezione verso il prossimo prevalga sempre sulla paura e sulla diffidenza. Basta solo pensare che quando una persona ha bisogno di aiuto, quella persona potremmo essere proprio noi.

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