Chi rivelò il nascondiglio di Anna Frank e della sua famiglia? Dopo 77 anni gli investigatori hanno un nome

di Marta Mastrogiovanni

19 Gennaio 2022

Chi rivelò il nascondiglio di Anna Frank e della sua famiglia? Dopo 77 anni gli investigatori hanno un nome
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Come fece la polizia tedesca, il 4 agosto del 1944, a scovare il luogo esatto in cui la famiglia di Anna Frank si era rifugiata? È un mistero che, forse, dopo 77 anni, ha trovato una risposta. La vita di Anna Frank è stata spezzata via a 15 anni, troppo presto, come d'altronde quella di tanti altri bambini ebrei durante la Shoah. I suoi diari resero noto il nome, che oggi ricordiamo e tramandiamo: Anna visse nascosta per due anni, insieme alla sua famiglia, in un nascondiglio segreto ad Amsterdam prima di venire deportata assieme agli altri nei vari campi di concentramento. Solo il padre di Anna, Otto Frank, fece ritorno dal campo di concentramento e si deve a lui la pubblicazioni dei diari della figlia. Un padre che non ha mai smesso di cercare la verità e che ora, dopo 77 anni, sembra essere venuta a galla.

via BBC

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Una prima indagine su chi avesse rivelato alla polizia tedesca il nascondiglio della famiglia Frank venne avviata già nel 1947 dal Dipartimento investigativo politico della polizia. Un'indagine che si concluse con l'accusa del magazziniere della ditta dove aveva luogo il nascondiglio dei Frank e di altre famiglie, il signor Willem van Maaren. Ma già nell'aprile dell'anno successivo l'uomo venne assolto perché gli indizi a suo carichi risultavano "molto vaghi". A Otto Frank, comunque, rimase sempre il dubbio che a tradirli fossero stati proprio degli ebrei.

A distanza di moltissimo tempo, sembra che la risposta sia definitiva e inquietante al tempo stesso. Un team investigativo, composto  da Thijs Bayens, Pieter van Twisk, uno storico e giornalista e Vince Pankoke, un ex agente dell'FBI, hanno scoperto l'arcano dopo 5 anni di investigazioni. Con l'aiuto di decine di ricercatori, archivisti, analisti forensi, storici, criminologi e tecnici informatici hanno studiato e ripercorso migliaia di documenti; si sono messi sulle tracce di tutti coloro che potevano aver avuto dei contatti con Otto Frank e la sua famiglia, inclusi i discendenti in vita. Infine la risposta è emersa dalle indagini: Arnold van den Bergh, un notaio ebreo che lavorava ad Amsterdam, viene ora indicato come il plausibile traditore che rivelò la posizione dei Frank.

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A insospettire la squadra di ricerca nelle indagini fu il diverso tipo di trattamento che i nazisti ebbero nei confronti del notaio ebreo, allora membro del Consiglio ebreo. Arnold van den Bergh, infatti, impose le politiche naziste nei luoghi ebraici e anche dopo lo scioglimento del Consiglio, continuò ad essere lasciato in pace dal regime. Qualcosa, però, deve essere cambiato, successivamente, tanto che l'ex agente dell'FBI, Vince Pankoke, ha spiegato:

"Quando van den Bergh ha perso tutta la sua serie di protezioni che lo esentavano dal dover andare nei campi, ha dovuto fornire qualcosa di prezioso ai nazisti con cui aveva avuto contatti per lasciare che lui e sua moglie in quel momento rimanessero al sicuro". Quindi, ecco perché il notaio svelò il nascondiglio dei Frank rivelando la preziosa informazione ai nazisti. Otto Frank, quindi, aveva ragione: era stato un ebreo a tradirli.

Il notaio aveva forse un'altra scelta? Non lo sappiamo e non siamo qui per giudicare i fatti del passato, ma solo per ricostruire una storia e continuare a ricordare la più traumatica delle esperienze vissute in Europa nel ventesimo secolo. Affinché non si ripeta mai più.

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