Licenziata perché incinta: si rivolge al tribunale e ottiene 20.000 euro di risarcimento

di Irene Pastori

11 Novembre 2022

Licenziata perché incinta: si rivolge al tribunale e ottiene 20.000 euro di risarcimento
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Il lavoro è un diritto sacrosanto di ciascun individuo, ma purtroppo non tutti hanno la fortuna di svolgere la mansione dei propri sogni o quantomeno essere rispettati sul proprio posto di lavoro, specialmente se si tratta di donne. Anche se non dovrebbe essere così, sempre più ragazze si trovano di fronte ad un bivio ingiusto che le spinge a scegliere tra il lavoro o la maternità: lo sa molto bene una giovane donna di Georgetown, cittadina dell'Ontario, Canada, che è stata presumibilmente licenziata perché incinta.

via Toronto Sun

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Pexels - Not the Actual Photo

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Yvette Wratten, 27 anni, ha lavorato per 18 mesi presso il locale Topper's Pizza, prima come autista e poi come supervisore della cucina, ma è stata licenziata all'improvviso. La donna ha raccontato che il suo capo di allora, il direttore del negozio Stephen Brown, l'ha chiamata nel suo ufficio per discutere della sua gravidanza. "Mi ha detto di aver sentito delle voci da parte di alcuni colleghi che dicevano che ero incinta, mi ha chiesto se si trattava di dicerie o se era vero, e io gli ho risposto che sì, era vero, ma non volevo dire nulla finché non avessi superato il primo trimestre, perché sono ad alto rischio e ho già perso alcune gravidanze in passato", ha raccontato. "Mi ha informato che avrei dovuto lasciare il mio posto di lavoro e gli ho risposto che non poteva farlo, e lui mi ha sorriso, dicendo che poteva, così gli ho detto che ci saremmo visti in tribunale", ha proseguito la giovane.

Yvette aveva confidato la gravidanza ad una collega, ma le aveva chiesto discrezione almeno fino a quando non avesse superato il primo trimestre, ma invece il giorno dopo tutti i colleghi le avevano fatto le congratulazioni. Sfortunatamente, la gravidanza, anche questa volta, non andò a buon fine. 

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La perdita del bimbo e del lavoro non sono stati per niente positivi, ma Yvette non si è arresa e ha contattato un avvocato per far valere i suoi diritti, trovando il legale Jean-Alexandre De Bousquet, che ha preso in carico il caso. "Il suo medico ha testimoniato che il motivo principale per cui era in difficoltà non era l'aborto spontaneo, ma il fatto di essere stata licenziata da un lavoro che amava molto", ha dichiarato De Bousquet durante i tre giorni di udienza. Il Tribunale si è espresso a favore della giovane ed ha sentenziato che il datore avrebbe dovuto versare alla ragazza un risarcimento di circa 20.000 euro.

Ad oggi Yvette lavora felicemente come addetta alle consegne per una compagnia di taxi, ha superato il periodo difficile ed è grata alla famiglia per il sostegno ricevuto. Sta anche incoraggiando gli altri a conoscere i propri diritti. "Sono felicissima e, anche se avessi ricevuto solo un euro di risarcimento, sarei stata contenta di sapere che la verità è venuta a galla. Bisogna sempre avere il coraggio di reagire e far valere i propri diritti", ha commentato.

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