È più facile accudire un neonato che un bambino di 2 anni: lo suggerisce una pedagogista

di Davide Bert

25 Agosto 2020

È più facile accudire un neonato che un bambino di 2 anni: lo suggerisce una pedagogista
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Ogni genitore alle prime armi ha vissuto con ansia e stress il periodo in cui bisognava accudire i propri figli appena nati. Così piccoli non possono comunicare le loro esigenze, dire cosa vogliono o cosa li fa star male. Ciò causa non poca frustrazione nelle mamme e nei papà. Tuttavia, passata questa fase, ci si rende presto conto che quei momenti così difficili, in realtà erano una passeggiata: la vera sfida arriva dopo. Ecco il pensiero della nota pedagogista Karen Zaltzman.

via Naranxadul

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Libre Shot

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Nonostante un neonato sia piuttosto limitato nell’interazione, le sue necessità sono poche ed elementari. Fare la pappa, essere cambiati, ricevere coccole e attenzioni e dormire. Tutto questo il piccolo lo trasmette con il pianto, quindi si sa sempre se qualcosa va o non va. Passa il tempo, il bimbo cresce, si sviluppa la sua capacità di percepire il mondo, la sua voglia di muoversi, di conoscere e di esplorare.

Il suo cervello è come una spugna che assorbe tutto e vuole sempre più stimoli. Si moltiplicano i suoi bisogni e i suoi desideri. A molti di questi, purtroppo, i genitori sono costretti a porre dei limiti, generando così insoddisfazione e ribellione. Comincia la stagione dei “no”. Tutto questo fa sembrare l’epoca dei pannolini e dei biberon un sogno nostalgico e lontano. A quel dolce frugoletto a cui bastava così poco per essere felice, ora bisogna impedire di fare cose e imporre regole di cui lui non capisce la ragione.

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Larali21/Wikimedia

Larali21/Wikimedia

Un altro motivo per cui un bebè è più gestibile di un bimbo di 2 o 3 anni è la diversità degli individui. I bimbi in fasce, anche se differenti, hanno più o meno la medesima routine. Quando si arriva a superare i 24 mesi, non c’è esperienza che serva. Due fratelli potranno essere diametralmente opposti. Il che vuol dire che ciò che si è appreso con uno può non servire con l’altro, e che bisognerà quasi ricominciare daccapo. Il lato positivo è che anche questa fase finirà.

Ne comincerà sempre una nuova, e andrà avanti fino a quando i figli non usciranno di casa. Ma nemmeno allora un genitore può dire di aver terminato il proprio lavoro. Per queste ragioni conviene godersi ogni momento, amorevolmente consapevoli che “il peggio deve sempre ancora venire”.

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