I vicini chiedono a un medico di cambiare casa per paura del Coronavirus: "non ho nessun posto dove andare"

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di Lorenzo Mattia Nespoli

23 Aprile 2020

I vicini chiedono a un medico di cambiare casa per paura del Coronavirus: "non ho nessun posto dove andare"
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Da quando è iniziata la pandemia di Coronavirus non è raro leggere storie di persone che, nei limiti delle loro possibilità e oltre, stanno dando il meglio di sé per aiutare chi è più in difficoltà. Purtroppo, allo stesso modo, capita spesso di leggere di tanti altri uomini e donne che non esitano ad approfittare del momento per dare sfogo ai loro istinti più egoisti e vergognosi. Spesso anche ai danni di gente come i medici e gli infermieri, in prima linea contro il virus.

È successo in Argentina, a Moron, dove il medico Marcelo Roldan, uscendo da casa per un altro dei suoi lunghi ed estenuanti turni di lavoro in ospedale, ha trovato un foglio sulla sua porta con su scritto un messaggio a dir poco increscioso da parte dei suoi vicini.

via Minutouno

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Minutouno

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«Salve dottor Roldan. Sappiamo del tuo buon lavoro in ospedale e lo apprezziamo, ma dovresti anche pensare ai vicini. Qui ci sono bambini e anziani: ti chiediamo di trovare un altro posto dove stare, finché non passa l'epidemia di Covid-19».

Nonostante il tono pacato e i ringraziamenti, non ci sono dubbi che una richiesta del genere sia un atto di egoismo e di scarsa riconoscenza nei confronti di una persona che, sacrificandosi e dando il meglio di sé, lotta per il benessere della comunità. Proprio quella comunità che, invece di esprimere vicinanza, ha tentato di allontanarlo.

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Incredulità e amarezza nelle parole di Marcelo: «mi invitano ad andare in un altro posto per via della pandemia, perché sono un dottore. Io, però, non ho altri posti dove andare. La paura a volte mette in evidenza il peggio di noi». Impossibile dargli torto, visto che rivolgersi così a un medico che lavora in prima linea durante una terribile emergenza come quella del Coronavirus significa essere soltanto guidati dall'egoismo e dalla paura.

Una paura che non può essere giustificata, dato che lo stesso Marcelo, in casa, evita di avere contatti diretti con i suoi familiari, figuriamoci con i vicini. Sentimenti del genere rischiano di sfociare nell'ingiustizia, e in questo caso è successo. Ci auguriamo che sempre più persone capiscano che in questo momento è necessario agire con coraggio e buon senso.

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