Irena Sadler, l'angelo polacco che riuscì a salvare 2500 bambini ebrei

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di Marco Renzi

18 Febbraio 2019

Irena Sadler, l'angelo polacco che riuscì a salvare 2500 bambini ebrei
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La storia è piena di eroi ma alcuni non hanno monumenti dedicati, strade o edifici con il loro nome, e i libri ne parlano poco o niente. Questo però non dà meno valore alle loro azioni, meno significato alla loro vita. Uno di questi eroi è Irena Sendler, conosciuta anche come “l’angelo del ghetto di Varsavia”. Infermiera presso il Dipartimento Assistenza Sociale della capitale polacca, durante l’invasione tedesca Irena ha salvato la vita a 2.500 bambini evitando che finissero nei campi di concentramento. Per quasi mezzo secolo le sue gesta sono cadute nell’oblio, ignorate dai media e sepolte dagli anni di oscurantismo comunista. Nel 1999 un gruppo di studenti statunitensi ha riportato alla luce la sua storia durante una ricerca sull’olocausto.

via lamenteesmaravillosa.com

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Nieznany/Unknown/Wikimedia

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Nata a Varsavia nel 1910 perse suo padre, medico di campagna, quando aveva solo 7 anni. Da lui ereditò valori come coraggio, altruismo e profondo rispetto per la vita umana. Generosa, fiera e discreta, combatté contro ingiustizie e discriminazioni a cui gli ebrei erano sottoposti dal regime nazista. A causa delle sue idee venne espulsa dall’Università di Varsavia per tre anni, riuscendo poi in seguito a terminare ugualmente i suoi studi.

Nel 1939 lavorava nelle mense comunitarie, aiutando gli anziani, orfani e poveri fornendo loro cibo, soldi e vestiti. Nel 1942 si arruolò nel Consiglio per l’aiuto agli ebrei come reazione alla creazione del ghetto di Varsavia. Grazie a lei tante famiglie hanno avuto l’opportunità di far uscire i propri figli dal ghetto, sopravvivendo al genocidio. Per consentire la fuga dei piccoli Irena usò qualunque mezzo o espediente, dal trasportare i bambini nelle ambulanze come malati di tifo al nasconderli nei sacchi della spazzatura.

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Mariusz Kubik/Wikimedia

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Per fare in modo che i bambini salvati un giorno potessero rintracciare le proprie famiglie creò un archivio con tutti i loro dati, nascondendo questi documenti dentro dei barattoli che poi seppellì in giardino. La sua opera umanitaria finì con l’attirare l’attenzione dei nazisti, così nel 1943 fu arrestata dalla Gestapo. Venne torturata senza però rivelare mai nulla sull’identità dei bambini o delle persone che l’avevano aiutata.

Sfuggì alla condanna a morte grazie ad un soldato nazista che l’aiuto ad evadere di prigione. Il suo nome venne inserito nell’elenco delle persone giustiziate, così lei continuò il suo lavoro con un altro nome. Al termine del conflitto Irena consegnò gli archivi alle autorità ma purtroppo gran parte delle famiglie dei ragazzi era morta nei campi di sterminio.

Dopo decenni di anonimato Irena Sedler è stata insignita dell’Ordine dell’Aquila Bianca, la più alta onorificenza polacca al merito. Nel 2007 è stata candidata al Nobel per la pace. Si è spenta il 12 maggio del 2008 all’età di 98 anni.

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