Concluso il primo trapianto di faccia in Italia: ma il chirurgo è precario da oltre 10 anni

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di Claudia Melucci

24 Settembre 2018

Concluso il primo trapianto di faccia in Italia: ma il chirurgo è precario da oltre 10 anni
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Avremmo potuto scegliere una delle milioni storie di precariato che animano il nostro Paese: persone che lavorano nella stessa azienda da decenni e che vedono proporsi ancora contratti a tempo determinato. Ma quella che abbiamo scelto di raccontarvi è l'esempio di come l'Italia non guardi in faccia le persone che tratta alla stregua di dilettanti.

È notizia di questi giorni la riuscita del primo trapianto di faccia in Italia: di operazioni del genere se ne sono fatte pochissime in tutto il mondo, in Europa solo 50. È la prima volta che accade nel Bel Paese e, per assurdo, è stata portata avanti – anche – da un medico precario da oltre dieci anni. 

via repubblica.it

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"Ho dato un nuovo volto ad una donna, che devo fare di più per meritarmi un contratto?"

"Ho dato un nuovo volto ad una donna, che devo fare di più per meritarmi un contratto?"

pixabay.com

Benedetto Longo è specializzato in chirurgia ricostruttiva e da dieci anni lavora all'ospedale Sant'Andrea di Roma. L'operazione che ha da poco concluso, insieme ad una numerosissima equipe, è stata un'impresa che ha richiesto la preparazione di 3 anni e oltre 28 ore di intervento: ma lui, in ospedale, ci è rimasto quasi 60 ore di seguito. 

Tutto questo per dare un nuovo volto ad una donna di 49 anni, affetta da neurofibromatosi di tipo I, patologia che provoca gravi manifestazioni della pelle. Il trapianto è stato reso possibile grazie alla donazione degli organi di una ragazza di 21 anni. L'operazione è una tra le più complicate del mondo della chirurgia, in quanto prevede l'impianto di diversi tessuti, fasce muscolari, pelle e cartilagine. 

Ciò che sta dietro la bella notizia che ha percorso in lungo e in largo tutto lo stivale è il fatto che ad aver avuto un grandissimo peso nella riuscita dell'intervento è un eccellente medico italiano, Benedetto Longo, che però è precario da oltre 10 anni nell'ospedale: il contratto gli viene rinnovato a scadenza annuale e per riuscire a portare avanti la famiglia presta anche servizio privato. 

Come lui stesso ci tiene a sottolineare, non svolge il lavoro per l'ambizione al posto fisso: il chirurgo è un mestiere che solo la passione può muovere, l'unica che rende sopportabile i turni massacranti, il carico di responsabilità e l'impegno emotivo. Ma sentendo la sua storia viene da chiedersi, allora, cos'è che rende possibile l'accesso al posto fisso, se neanche al dottore che ha preso parte all'intervento che segnerà la storia della medicina italiana viene concesso. 

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