Questa donna è stata cacciata da un fast-food perché voleva offrire il pasto a un gruppo di senzatetto

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di Lorenzo Mattia Nespoli

19 Settembre 2019

Questa donna è stata cacciata da un fast-food perché voleva offrire il pasto a un gruppo di senzatetto
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A volte, se si hanno le possibilità, si cerca di far bene al prossimo anche solo con i mezzi di cui si dispone. Basta un gesto, o un piccolo sforzo che magari sembra scontato, per migliorare la giornata di molte persone. 

Lo ha capito bene Shannon Gridley, la donna statunitense di 44 anni originaria di Louisville, nel Kentucky, che un giorno ha deciso di compiere un atto di beneficenza dedicato a chi ne aveva bisogno. Nello specifico, ha invitato un gruppo di 20 persone senza fissa dimora e di diverse età a mangiare a sue spese in un fast-food.

Un bel gesto, non c'è che dire, se non fosse per la reazione del personale del locale, che ha davvero rovinato l'importanza di questo atto benefico, lasciando Shannon prima senza parole e poi decisamente indignata.

via Huffpost

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Matthew Woitunski/Wikimedia

Matthew Woitunski/Wikimedia

Entrando, la donna si è subito accorta degli sguardi sospettosi dei commessi del ristorante. Ha subito cercato di rassicurarli che avrebbe pagato lei per tutti gli ordini effettuati dal gruppo di senzatetto, arrivando a mostrare apertamente la sua carta di credito.

Tuttavia, non è stato del tutto sufficiente visto che, nonostante lo staff avesse cominciato a prendere gli ordini degli ospiti, ha letteralmente proibito a Shannon e al gruppo di persone meno fortunate non solo di sedersi ai tavoli, ma anche di utilizzare i servizi igienici.

"Hai il tuo cibo, ora devi andartene" sarebbero state le parole rivolte a Gridley da una cassiera. Nel frattempo, i dipendenti del fast-food avevano già provveduto a chiudere a chiave i bagni, con la scusa che i servizi fossero già stati puliti per la notte, quando il locale non avrebbe chiuso per un'altra ora e mezza.

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Digital Buggu/Pexels

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Un trattamento che definire disumano sarebbe riduttivo, che è andato avanti finché i gestori del ristorante hanno deciso che il cibo ordinato fosse abbastanza, e hanno proibito al gruppo di chiederne altro. Per farlo, hanno annunciato a Shannon e agli altri clienti che il negozio avrebbe chiuso, un'ora prima dell'orario standard.

E a nulla sono servite le insistenze della donna, che ha cercato di far adottare allo staff del locale un trattamento equo. Il personale del fast-food non ne ha voluto sapere, e ha portato avanti senza troppi problemi un atto di discriminazione in piena regola.

Il brutto episodio vissuto da Shannon, così, ha fatto il giro del web, ed è ovviamente giunto ai "piani alti" della catena di ristoranti in franchising, i quali si sono impegnati a indagare su quanto accaduto, dichiarando che la compagnia è contraria a qualsiasi forma di discriminazione.

I fatti, però, raccontano di altro, e sarebbero stati anche confermati da un dipendente del locale, che ha deciso di rimanere nell'anonimato. Shannon, alla luce di quanto accaduto, ha affermato che occorrerebbe semplicemente un po' più di umanità, davanti a persone che non chiedono un trattamento speciale, ma semplicemente equo, come quello riservato a tutti gli altri.

Non resta che augurarsi che episodi come questo, tristemente all'ordine del giorno anche in molte altre parti del mondo, accadano sempre meno. In fondo, essere umani e solidali con chi ne ha bisogno vale molto di più di un pregiudizio o di una rigida politica aziendale.

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