Capo licenzia 3 dipendenti: "ho avuto le prove che non lavoravano abbastanza da casa"

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di Isabella Ripoli

01 Maggio 2024

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Nel corso degli anni il mondo del lavoro ha subito tanti cambiamenti. È un settore in continua mutazione e non può fermarsi. Le nuove tecnologie, il progresso generale, la crescita professionale delle persone che svolgono le mansioni più disparate portano, ovviamente, a un riadattamento costante delle risorse. E sappiamo bene che una delle ultime grandi novità - che magari in alcuni Paesi già era in opera - ha riguardato le modalità di svolgimento. Non tutti devono recarsi sul luogo di lavoro per svolgere le proprie attività, ma possono tranquillamente farlo da casa. 

Lo smart working è entrato nelle case di moltissimi lavoratori ed è diventato una consuetudine, ma non sempre è qualcosa di positivo.

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Smart working: un nuovo modo di lavorare

Nataliya Vaitkevich/Pexels

Nella vicenda che stiamo per raccontarvi un capo d'azienda si è visto costretto a licenziare tre dei suoi dipendenti per "negligenza" sul lavoro. Sospettando una mancanza di attenzione e costanza da parte dei lavoratori, l'uomo ha trovato il modo per controllare quello che facevano e capire se i suoi timori erano o meno fondati. 

Lo smart working ha rivoluzionato il mondo occupazionale, le persone sono rimaste a casa per un motivo ben preciso nel corso degli ultimi anni, ma passata l'emergenza legata alla pandemia, molte aziende hanno scelto di non rientrare, ma di rimanere in modalità ibrida - per cui l'orario di lavoro si divide tra presenza in sede e ore da casa - oppure di continuare con un completo impiego da remoto. Una scelta legata a tante ragioni ed esigenze, e che, com'è normale, ha avuto pro e contro

Gli effetti "negativi", se così vogliamo considerarli, sono legati sia al comportamento di alcuni lavoratori che, sentendosi protetti da casa, hanno pensato di poter diminuire l'impegno, sia dei datori che, per lo stesso motivo, hanno pensato di avere diritto di chiedere tempo extra ai dipendenti. In entrambi i casi si è in errore, poiché approfittarsi in un senso o nell'altro non è mai una disposizione positiva. 

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Le conseguenze del proprio atteggiamento

Andrea Piacquadio/Pexels

Nel caso del datore di lavoro con sede in Australia, il sospetto è nato quando ha notato che la presenza dei dipendenti era diminuita. I gruppi chat dedicati al lavoro non erano più attivi come una volta, le chiamate non raggiungevano i diretti interessati nei momenti gusti e tante mail non avevano la risposta immediata di cui necessitavano. Per il capo significava che gli impiegati non erano al loro posto e che qualcosa era cambiato nel modo di approcciare all'orario. Che fossero diventati più superficiali e "furbi"? Non volendo affermarlo senza avere prove concrete, ha decido di trovare un modo per tenere traccia di quanto facevano

Ha richiesto, allora, l'installazione di un software in cui sarebbe stata tenuta traccia delle chiamate, dei contatti e delle attività svolte da ognuno dei dipendenti durante l'orario lavorativo. In questo modo ha appurato che effettivamente i lavoratori avevano approfittato del lavoro da casa per diminuire la mole e questo, dopo 18 mesi di monitoraggio delle attività, l'ha portato alla decisione finale di licenziarli. 

Pensare di essere più furbi degli altri o semplicemente di poter approfittare delle situazioni, senza rispettare i propri doveri, non può portare che a situazioni negative. E se i datori non devono chiedere senza dare, anche i lavoratori hanno l'obbligo di tenere fede all'impegno preso. Cosa pensi di questa vicenda?

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