Prendersi cura di un familiare non autosufficiente: un atto d'amore non sempre riconosciuto

di wanda

12 Gennaio 2019

Prendersi cura di un familiare non autosufficiente: un atto d'amore non sempre riconosciuto
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Chi è il caregiver? Si intende chi aiuta, a titolo gratuito, nella vita quotidiana, un proprio caro che non è autosufficiente. Si tratta di un lavoro duro, visto che non solo è svolto in maniera gratuita, ma anche per l'importanza degli aspetti affettivi e per il senso del dovere. Il lavoro del caregiver può consistere nell'assistenza diretta o indiretta come anche nella sorveglianza. Ecco allora che dovrà  lavare e pensare a cambiare l'assistito, preparargli il cibo e dove necessario, imboccarlo, acquistare i farmaci, sbrigare le sue pratiche, fargli la spesa.

Non è affatto semplice per un congiunto, spesso una donna casalinga, prendersi cura a tempo pieno del proprio caro non autosufficiente, tanto che questo impegno può produrre conseguenze negative sia sul piano fisico che psicologico.

Diventa allora importante il sostegno non solo delle istituzioni ma anche dell'intero nucleo familiare.

via lamenteesmaravillosa.com

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A livello europeo la COFACE (Confederation of Family Organisations in the European Union) ha elaborato la Carta Europea del Familiare Assistente. Del resto la popolazione sta invecchiando sempre di più, le aspettative di vita sono aumentate e, quindi, queste figure, si fanno sempre più importanti e dovrebbero essere maggiormente tutelate. Certamente è in primis un atto d'amore che il familiare fa ad un proprio congiunto, ma che andrebbe supportato a livello istituzionale e sociale.

Anche se, fortunatamente, a fianco dei caregiver, che per lo più sono donne di mezza età, ora arrivano in supporto centri residenziali ed anche consigli di personale esperto su come procedere alla corretta assistenza del proprio congiunto non autosufficiente.

Purtroppo questo lavoro logora a livello fisico, ma anche psicologico: non è difficile trovare caregiver che si sentono frustrati, soli, affaticati, che soffrono di frequenti mal di testa e di gastriti.

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I caregiver dovrebbero prendersi ogni tanto una piccola paura, ma spesso sono talmente legati emotivamente al loro “paziente”, che rinunciano a questi momenti. Così cadono nella cosiddetta “sindrome del caregiver”. Ciò che si dovrebbe sempre fare è evitare l'isolamento sociale, che si traduce nel delegare qualche responsabilità anche agli altri membri della famiglia, come rendere maggiormente autonoma la persona che si sta assistendo, ad esempio nell'igiene personale e nel mangiare. Questo, poi, aumenterà la stessa autostima della persona dipendente. È anche importante per un caregiver non lasciare da parte i propri hobbies e concedersi anche, di volta in volta, una sana passeggiata, anche di pochi minuti, per staccare un po' la spina.

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