Un'infermiera torna a casa dopo un turno di 14 ore: il marito le scatta una foto e ci spiega cosa significhi lavorare in corsia

di Davide Bert

14 Luglio 2019

Un'infermiera torna a casa dopo un turno di 14 ore: il marito le scatta una foto e ci spiega cosa significhi lavorare in corsia
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In cima alla lista delle professioni più preziose, belle ed allo stesso tempo difficili c’è sicuramente quella del paramedico, dell’infermiere o infermiera. Si parla di coloro che quotidianamente trascorrono giornate interminabili e massacranti prendendosi cura delle persone, alleviandone le sofferenze, assistendole nella malattia, nella guarigione, e confortando i familiari nella perdita. Questo articolo è dedicato a tutti gli operatori sanitari, angeli senz’ali ed eroi normali.

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Philip Urtz è originario di Roma ma vive a New York, è sposato con Jessica, che di lavoro fa proprio l’infermiera. Sua moglie affronta tutti i giorni con passione, dedizione e amore, stando accanto a persone di ogni sesso, età ed etnia che combattono le loro piccole battaglie per la salute e per la vita.

Quando torna a casa lei è così stanca da avere giusto il tempo per mangiare qualcosa al volo, mettersi a letto e recuperare le energie per un altro giorno. La dura routine è quasi sempre la stessa, in piedi molto presto, una doccia, la preparazione dei pasti, un bacio al marito e al cane e poi via al lavoro.

Uno di quegli innumerevoli giorni uguali agli altri, dopo un turno di 14 ore e un pasto frugale, Philip ha deciso fare qualcosa per onorare questo instancabile impegno pubblicando un post sui social che è presto divenuto virale. Ecco cosa ha scritto:

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“Questa nella foto è mia moglie Jessica, sta mangiando un panino dopo un turno di 14 ore, quando finirà andrà subito a letto perché domattina dovrà affrontare un’altra dura giornata. In ospedale lei è al fianco di chi soffre per una malattia, per un incidente, per una frattura o per altro. È l’angelo custode di sorelle, fratelli, amici, famiglie, madri e padri.

Non ha tempo per la pausa pranzo e raramente riesce a trovare un attimo per sedersi. Quando rientra si toglie le scarpe, le stesse che hanno camminato tra lacrime e sangue, desidera solo un attimo di pausa, e io non le domando nulla perché so che non le piace parlare di ciò che ha fatto o ha visto al lavoro. Quello che conta è che lei sappia che se vuole io ci sono per ascoltarla.

A volte mi capita di vederla allegra, altre volte è molto triste, ma a dispetto del suo umore o di come si senta, è sempre pronta per il suo prossimo turno. Mia moglie è un’infermiera straordinaria, è la mia eroina, è l’amore della mia vita e io la amo con tutto il cuore”.

Le parole di Philip sono idealmente dedicate ad ogni uomo o donna che svolge lo stesso lavoro di Jessica, un atto di coraggio, di rispetto per ogni individuo, un gesto di incredibile forza che spesso passa ignorato. Infermieri e infermiere fanno il loro mestiere senza chiedere di essere celebrati, senza pretendere nulla oltre la magra paga sproporzionata rispetto a ciò che fanno. Una volta tanto queste parole sono per tutti loro, una volta tanto per dirgli semplicemente “grazie”.

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