L’importanza del contatto fisico: un’abitudine che abbiamo quasi perduto

di Davide Bert

08 Maggio 2019

L’importanza del contatto fisico: un’abitudine che abbiamo quasi perduto
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Il linguaggio verbale dice molto più delle parole, allo stesso modo anche la distanza tra due persone è un inequivocabile mezzo di comunicazione. La prossemica è una disciplina che studia proprio il modo con cui si gestisce lo spazio in base al contesto o al grado di confidenza, che può essere minimo o inesistente oppure di alcuni metri. Nella società di oggi però queste “misure” crescono progressivamente, non solo tra sconosciuti ma anche tra intimi.

via University College of London

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Ciò che si sta gradualmente perdendo è l’abitudine al contatto fisico, dimenticando quanto sia prezioso sotto il profilo del benessere psicofisico. Un individuo che non riceve sufficiente interazione con i propri simili può sviluppare condizioni emotive patologiche come ansia e depressione. Tuttavia oggi si è sviluppata quasi una fobia del contatto fisico, sia quando si tratta di estranei che di persone che fanno parte della sfera privata. Nella prossemica tradizionale ad esempio una distanza fisica da 0 a 45 cm è ammessa solo tra familiari o partner, e si “tollera” in determinate situazioni sociali come in metropolitana o in aereo, l’importante è che non ci sia un tocco intenzionale.

Ora invece le persone sono come bloccate e timorose di abbracciarsi e sfiorarsi anche nell’intimità o nell’ambito dell’affetto familiare, mentre nelle suddette circostanze pubbliche ci si alza addirittura se il posto accanto viene successivamente occupato. La paura e l’ambiguità attribuita al contatto fisico contagia anche ambiti in cui una carezza o un abbraccio sarebbero fonte di grande conforto, come nei rapporti tra medici e pazienti o tra insegnanti e alunni. Tutto diviene fonte di disagio, di fraintendimento, stigmatizzato come molestia o come inopportuno sconfinamento.

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Perfino tra genitori e figli c’è meno disinvoltura nelle manifestazioni d’affetto, quasi a ritornare alla rigidità autoritaria di un’epoca passata, senza però l’alibi dell’educazione ma con la demonizzazione dei comportamenti.

Di questo passo ogni persona rischia di restare confinato nella propria bolla o zona di comfort, perdendo una risorsa importante per la propria crescita e si arriva così al paradosso di agenzie che offrono servizi di “coccole” a pagamento o di “macchine per gli abbracci”. E Forse sarebbe il caso di rinunciare a qualche centimetro di spazio per recuperare un po’ di salute mentale.

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