Secondo vari esperti parlare al proprio amico a 4 zampe non sarebbe indice di follia

di Davide Bert

25 Aprile 2019

Secondo vari esperti parlare al proprio amico a 4 zampe non sarebbe indice di follia
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Quasi ogni individuo da bambino ha sperimentato quella fase in cui nel gioco si tendeva a parlare con giocattoli, bambole, peluche o amici immaginari e invisibili. La cosa è assolutamente normale e anzi finché è “confinata” all’universo dell’infanzia viene addirittura alimentata con tenerezza. Quando si è adulti però si perde questa abitudine, un po’ naturalmente un po’ perché continuando a comportarsi così si verrebbe considerati strani se non addirittura pazzi.

via inc.com

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Eppure secondo alcune ricerche la consuetudine di trattare oggetti inanimati o animali domestici come fossero delle persone non va vista come una bizzarria né tanto meno come un segno di squilibrio mentale. La circostanza più frequente in cui delle persone hanno simili atteggiamenti è con i propri cani e gatti.

Molto spesso chi ha in casa degli amici a 4 zampe tende a fare con loro discorsi e a confidarsi, proprio come se essi potessero comprendere ogni singola parola. Gli animali hanno incredibili capacità empatiche, possono percepire lo stato emotivo dei loro proprietari e sanno dare un supporto grande supporto emotivo.

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Anche queste straordinarie creature però hanno dei limiti, ma chi li tratta come esseri umani non sembra accorgersene. Il fenomeno in questione si chiama “antromorfismo” ed è semplicemente la attribuzione di caratteritiche e qualità umane a chi non ne condivide però i tratti.

Secondo lo scienziato Nicholas Epley questo tipo di personalità non è affatto disturbata ma semplicemente più creativa, conserva cioè tutte quelle capacità creative di auto elaborazione che nel bambino sono innate e che con gli anni vengono perse per lo sviluppo e il conformarsi ai costumi sociali.

Nel mondo dei “grandi” non è affatto inconsueto vedere qualcuno parlare ad esempio con la propria auto. Si tratta di una passione che sboccia prevalentemente tra gli uomini che sviluppano un vero e proprio amore per la vettura, dandole un nome e trattandola come se avesse una coscienza tutta sua.

Anche in questo caso non è segno di follia ma è un riflesso quasi necessario e fisiologico di un carattere complesso, multi-sfaccettato. Che si tratti di una cosa o di un animale domestico quindi, questi modi di essere non sono niente di più o di meno che la manifestazione di un cervello sempre in fermento, che non ha dimenticato il valore della leggerezza e non reprime il proprio universo interiore.

E non diteci che siamo gli unici che facciamo abituale conversazione con il nostro animale domestico!

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