Dormire a contatto con i genitori fino ai 3 anni ridurrebbe lo stress nei bambini, afferma uno studio

di Laura Gagliardi

07 Marzo 2019

Dormire a contatto con i genitori fino ai 3 anni ridurrebbe lo stress nei bambini, afferma uno studio
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Appena si diventa genitori, ecco che il dubbio si impadronisce di ogni cosa: dal tipo di allattamento alla marca di pannolini, dal modo corretto di trattare le coliche al giusto abbigliamento, si entra in un mondo totalmente nuovo, fatto di incognite pericolosissime, perché dal modo in cui saranno risolte dipende il benessere del nostro bambino. In compenso, i consigli che si ricevono sono tanto numerosi quanto diversi fra loro; e su tutto, domina una stanchezza cronica.

Proprio il sonno riveste una questione fondamentale nella vita dei neogenitori, e spesso ci si domanda se il co-sleeping non sia una soluzione – quantomeno parziale – alle notti in bianco, nonostante i mille timori che lo accompagnano. Ebbene, recentemente alcuni pediatri suggeriscono che i bambini dovrebbero dormire a letto con la mamma fino all'età di tre anni.

via independent.co.uk

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winnie-t/flickr

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Il dottor Nils Bergman dell'Università di Cape Town, sostiene che per uno sviluppo ottimale i neonati sani dovrebbero dormire sul petto della madre per le prime settimane, e restare nel lettone con mamma e papà fino a 3-4 anni. Tuttavia, il co-sleeping non è generalmente consigliato poiché considerato uno dei fattori che aumentano la probabilità di morte in culla.

Eppure, il dottor Bergman precisa che "quando i bambini vengono soffocati, non è perché dormono con la loro madre. La causa è da rintracciare in altro: fumi tossici, sigarette, alcol, grandi cuscini e giocattoli pericolosi."

Un recente studio ha monitorato il sonno di 16 bambini, arrivando alla conclusione che quando dormono da soli in culla o nel lettino, il loro cuore è sottoposto ad uno stress tre volte superiore, il sonno è più agitato ed interrotto ed il cervello ha meno probabilità di oscillare tra il sonno "attivo" e quello "silenzioso". Inoltre, solo 6 bambini su 16 riuscivano a dormire in culla, ma la qualità del sonno era peggiore. Secondo Bergman, questo stress può inficiare anche la futura vita relazionale del bambino, una volta cresciuto.

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Jason Lander/Flickr

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Un altro studio pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry ha invece preso in esame per 10 anni 73 neonati prematuri che hanno beneficiato della "marsupio terapia" (KC) o di un contatto a pelle con le madri, ed altri che invece hanno ricevuto cure standard negli incubatori. I risultati hanno evidenziato i benefici della KC sullo sviluppo cognitivo e delle funzioni respiratorie del bambino, oltreché nella riduzione dell'ansia materna.

Il National Childbirth Trust è a favore del co-sleeping, a condizione che i genitori non abbiano bevuto, fumato o fatto uso di droghe, o che siano obesi o malati cronici, o in caso di spossatezza cronica; inoltre bisognerebbe fare attenzione che non vi siano cuscini o giochi o altri oggetti ingombranti nel letto. Tuttavia, la questione resta controversa; persino il dottor Bergman limita il co-sleeping al solo allattamento al seno, poiché in quel caso si crea una sintonia fra madre e neonato che permette di rispondere ai reciproci segnali. 

Di certo tutti i neonati amano sentirsi coccolati e protetti al sicuro fra le braccia della mamma, e non bisogna ascoltare i commenti altrui sul fatto che il co-sleeping rende i bambini meno indipendenti e che "bisogna lasciar li piangere". Detto ciò, è bene comunque prendere ogni precauzione, limitando al minimo i rischi per il bambino.

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