La freccia avvelenata: la breve storia che vi aprirà gli occhi su un errore che commettiamo tutti

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di Marco Renzi

10 Agosto 2018

La freccia avvelenata: la breve storia che vi aprirà gli occhi su un errore che commettiamo tutti
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La breve storia che segue è inserita in una collezione di testi attribuiti a Buddha e chiamata Majjhima Nikaya. Al suo interno vi sono varie parabole, la cui funzione è svelare alcuni aspetti della nostra vita e lasciarci un insegnamento.

La tradizione sostiene che quella della freccia avvelenata fosse una storia raccontata dal Maestro Buddha agli alunni più impazienti, quelli che volevano avere delle risposte veloci sulla vita e sulla morte e sembravano quindi non cogliere il vero senso della ricerca e della meditazione. Il testo è molto breve, ma siamo sicuri che poco dopo ne capirete l'enorme significato.

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La parabola della freccia avvelenata.

La parabola della freccia avvelenata.

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"Un giorno un uomo rimase colpito da una freccia avvelenata. I suoi famigliari, come è ovvio, accorsero e proposero di portarlo subito da un medico per tentare di assumere un antidoto. Ma lui rifiutò di muoversi da casa.

Prima di essere portato da un medico, l'uomo voleva sapere chi fosse stato a ferirlo; voleva sapere la casta di appartenenza dell'aggressore e la sua provenienza. Poi voleva conoscerne l'altezza, l'etnia, se fosse forte o debole e che tipo di arco aveva usato; e la corda dell'arco poi, era di canapa, bambù o seta? Anche riguardo alla freccia, voleva sapere se era fatta con piume di falco, avvoltoio o pavone.

Mentre continuava con le sue domande, il veleno si espandeva inesorabile, fino a che l'uomo morì senza aver conosciuto nemmeno una risposta alle sue tante domande."

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Sulle prime abbiamo semplicemente l'istinto di deridere l'atteggiamento incosciente ed ottuso dell'uomo ferito, ma la morale è un'altra, molto più importante. Tutti noi infatti ci comportiamo a volte come quell'uomo, seppur in situazioni meno estreme.

Lo facciamo ogni volta che ci concentriamo su questioni irrilevanti, marginali e che ci distolgono dal nostro scopo. Quando ci troviamo di fronte un problema, spesso tendiamo a divagare, risolvendo aspetti secondari che ci danno solo l'illusione di star procedendo in una direzione, ma che in realtà ci tolgono solo tempo ed energie.

L'intelligenza, secondo Buddha, sta anche nel saper distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è: questo può fare la differenza tra superare una difficoltà o al contrario soccombervi.

Questo non vuol dire che non si debba mai divagare, ma che le divagazioni non dovrebbero mai arrivare a distoglierci dai nostri obiettivi, altrimenti diventano solo un alibi, una perdita di tempo.

Spesso, di fronte ad un problema, sappiamo già quale sia la soluzione, ma la evitiamo per insicurezza, per paura di dover ammettere la nostra incapacità. Invece dovremmo puntare dritti alla soluzione, anche assumendoci il rischio di sbagliare: molto meglio commettere uno errore, che rimandare e non fare proprio niente!

Tutti noi abbiamo una "freccia avvelenata" da fronteggiare, e spesso invece di andare dal medico per essere curati finiamo per rivolgere la nostra attenzione a questioni senza importanza. Liberarci del superfluo, o relegarlo ai momenti di vero svago, ci aiuterà a focalizzarci sulle nostre energie e a raggiungere i nostri obiettivi di vita.

Ti ritrovi in questa cattiva abitudine? Ti è mai capitato di perdere tempo e divagare invece di puntare dritto al problema?

Ti ritrovi in questa cattiva abitudine? Ti è mai capitato di perdere tempo e divagare invece di puntare dritto al problema?

slalit/Flickr

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